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Il cavallo e la neve - 19/02/2018

Per il cavallo la neve non è certo un nemico. Sulla neve corre, si rotola, sgroppa, la assaggia,si diverte.

Ma attenzione tutto può cambiare se il cavallo è ferrato e magari montato. In questo caso sotto ai suoi piedi si forma un blocco di neve compressa e ancorata ai bordi interni del ferro che rende il movimento scivoloso, instabile e pericoloso per cavallo e cavaliere.

Cosa fare quindi?
Essenzialmente 2 sono le soluzioni : o utilizzare il cavallo senza ferri o raccomandare al maniscalco di ferrare con le "gomme da neve", una sorta di soletta apposita che non permette la formazione dell'agglomerato di neve sotto al piede.Molte altre soluzioni vengono spesso proposte, ma sono di brevissima durata e certo non in grado di garantirci una lunga divertente giornata a cavallo.

Dott. P. Giongo

Il grande freddo - 26/02/2018

Giornali, televisioni ecc. ci mettono in guardia sull'arrivo di Burian, ma i nostri cavalli che rischi corrono? Cosa fare per loro?

Il cavallo è un animale che sopporta molto bene il freddo. In natura d'inverno ha un pelo folto e caldo e non soffre certo di problemi legati a raffreddamento corporeo, almeno alle nostre latitudini. Il pericolo invece è rappresentato dalla cattiva gestione. Prima di tutto bisogna ricordarsi di controllare più volte al giorno gli abbeveratoi; il rischio è che gelando non forniscono all'animale acqua sufficiente per potersi dissetare o peggio lo mettono in condizione di dover mangiare ghiaccio o neve che potrebbero dare origine a fenomeni colici "a frigore" con atonia intestinale,blocco della motilità ecc...

Altro rischio è rappresentato dalle possibili correnti di aria fredda che si possono verificare con una sconsiderata apertura di più porte nella scuderia investendo i cavalli magari sudati per il lavoro d'allenamento con correnti d'aria fredda foriere di bronchiti e malattie da raffreddamento.

In ultimo, ma non meno importante, il cattivo uso delle coperte e il calore all'interno delle scuderie. Il cavallo, soprattutto se tosato, viene protetto con più strati di coperte soprattutto di notte (perchè di notte fa più freddo); di notte invece nelle nostre scuderie il calore aumenta sia per la presenza degli animali, sia perchè nessuno continua ad entrare ed uscire aprendo le porte. Il "colpo di freddo" arriva la mattina quando si apre dappertutto per l'inizio dei lavori di scuderia e proprio in quel momento si prendono i cavalli, si legano ai due venti, via le coperte e subito una bella strigliata e spazzolata. Non dobbiamo essere certo noi a spiegare che questo è un comportamento essenzialmente più dettato dall'umanizzazione dell' animale che dal buon senso

Dott. P. Giongo

I primi parti - 05/03/2018

Siamo ormai a Marzo in piena stagione di nascite, ma il clima non collabora: fa freddo, nevica e tira vento.

Cosa fare per difendere i nostri cuccioli?
Direttamente sugli animali nulla. Non utilizziamo coperte né per la mamma né per il piccolo ostacolerebbero la poppata, potrebbero causare difficoltà per il puledro che rischia di rimanere intrappolato da sottopancia e cinghiette comunque andrebbero ad alterare i meccanismi di riconoscimento e propiocezione tra mamma e figlio.

Se il tempo è inclemente teniamoli piuttosto in scuderia, riparati da spifferi e sbalzi improvvisi di temperatura. Prestiamo attenzione agli abbeveratoi puliti e non gelati. Provvediamo ad una corretta alimentazione della mamma ricca soprattutto di buon fieno e appena finito “Burian”... fuori al sole a galoppare insieme.

Dott. P. Giongo

Cavalli e fango - 2/03/2018

Ci avviciniamo alla primavera, la temperatura è in rialzo e le piogge stanno imperversando. Nelle zone più alte invece la neve comincia a sciogliersi; il tutto porta ad un notevole “rammolimento” dei terreni e conseguentemente ad un trasformazione delle aree adibite ai cavalli in acquitrini fangosi.

Quali sono i rischi per i nostri animali?
I rischi sono legati soprattutto alla condizione degli zoccoli; in simili condizioni i sistemi di regolazione dell'umidità dell'unghia e la benda perioplica non riescono più ad essere sufficienti per contrastare l'eccesso di umidità. Le strutture dello zoccolo diventano troppo morbide e poco consistenti, la tenuta dei chiodi diventa minima con conseguente facilità di sferrarsi. Dobbiamo contrastare questa situazione cercando di fornire al nostro animale dei luoghi asciutti con abbondante lettiera pulita e confortevole in maniera tale da permettere alle varie strutture di perdere l'umidità in eccesso e ristabilire la normale consistenza dell'unghia.

I ferri, qualora utilizzati, hanno grande importanza. Ferrature a binda larga e ferri chiusi (pianelle) sono assolutamente sconsigliati perchè una volta sprofondati nella fanghiglia aumentano l'effetto ventosa con sforzi eccessivi ai tendini flessori degli arti e altissima probabilità di sferratura con rottura parziale della muraglia. Si consiglia quindi l'utilizzo di animali scalzi o se necessari di ferri a binda stretta che riducano al minimo la resistenza al fango. Per quanto riguarda il resto dell'organismo i problemi sono legati al continuo essere bagnati e conseguentemente esposti alle comuni malattie da raffreddamento.

In alcuni casi possono svilupparsi allergie cutanee nei confronti di alcune sostanze presenti nei terreni che a causa dell' umidità si concentrano e permangono sulla superficie cutanea del cavallo dando luogo a desquamazione cutanea, perdita del pelo e conseguenti lesioni da grattamento. Nei casi più gravi è d'obbligo l'intervento del Veterinario. Come sempre pulizia, igiene e buon senso sono alla base della buona salute del nostro cavallo.

Dott. P. Giongo

L'ora legale - 19/03/2018

Domenica prossima entrerà in vigore l'ora legale. Tutti siamo preoccupati perchè si dorme un'ora in meno, ma quasi nessuno pone l'attenzione sui riflessi che lo slittamento orario avrà sui nostri animali.

Il cavallo, soprattutto, è spesso la vera vittima. È un animale abitudinario con bioritmi ferrei e nel caso dei cavalli da corsa con ritmi di allenamento stabiliti e costanti. Bisognerà quindi adeguare il nuovo orario con quello della scuderia cercando di non causare fastidiosi scompensi in maniera troppo repentina. Il modificare lentamente gli orari di scuderia porterà il cavallo ad adeguarsi progressivamente ed anche i suoi ritmi metabolici non ne resteranno sconvolti.

A guadagnarci saranno soprattutto i processi digestivi minimizzando così il sempre paventato rischio colica.

Dott. P. Giongo

La cura del piede - 26/03/2018

Una delle richieste più ricorrenti al veterinario riguarda l'uso di grassi ed altri preparati per la sanità e la buona gestione dello zoccolo. C'è chi propone l'utilizzo del grasso, chi preferisce i catrami, chi ancora sfrutta altri preparati anche di origine naturale tipo la cera d'api.

Quali preferire? Quali sono le necessità dei nostri animali?
A parer mio la premessa che bisogna fare è che un cavallo in buona salute e che non ha particolari problemi non ha alcun bisogno di terapie allo zoccolo.

La natura infatti ha dotato il piede di una serie di sistemi di autoregolazione in grado di garantirne la giusta lucentezza, permeabilità e giusta protezione dell'unghia.
Solo in casi particolari, spesso per colpa di terreni o lettiere inadatti, dobbiamo intervenire a protezione del piede.
Il principio è molto semplice e logico.

Se il cavallo ha i piedi troppo umidi bisogna applicare una barriera con l'ambiente esterno in modo da impedire l'ingresso di ulteriore umidità. Viceversa nel caso contrario.
Facciamo un esempio: se gli zoccoli sono troppo morbidi e tengono male l'inchiodatura prima di fare la doccia metterò l'impermeabilizzante sull'unghia e curerò che la lettiera sia assolutamente asciutta.

Se l'unghia invece è vetrosa e secca utilizzerò il preparato dopo aver docciato abbondantemente i piedi ed eviterò lettiera e terreni troppo polverosi e assorbenti.

Un principio vale sopra a tutti: materiali di qualità e prima dell'utilizzo consigliarsi col Veterinario o il Maniscalco di fiducia.

Dott. P. Giongo

Il mal del lunedi' - 03/04/2018

In origine questa “malattia” veniva chiamata “mal del lunedì di Pasqua” ecco perchè ne parliamo proprio oggi.

È conosciuta anche con altri nome più tecnici quali: rabdomiolisi da sforzo, azoturia, tying up ecc. È clinicamente caratterizzata da improvvisa andatura rigida, difficoltà di movimento e respiratoria, gonfiori dei muscoli interessati.
Il cavallo suda profusamente, ha dolore al movimento e respira sbanfando.

All'esame del sangue gli enzimi muscolari hanno valori altissimi, spesso c'è squilibrio nelle determinazioni dei sali minerali ed anche i valori di azotemia risultano anomali. Le urine sono sublimpide e brunastre.
La malattia deriva da errori di allenamento, con sforzi eccessivi e esercizio non costante accompagnato da sovraccarichi alimentari soprattutto da un'eccessiva quota di cereali.

Il cavallo ai primi sintomi deve essere fermato e con molta attenzione riaccompagnato in scuderia dove immediatamente va attuata una terapia atta a fluidificare il sangue, riequilibrare il patrimonio elettrolitico e dar così possibilità all' animale di ricostituire le fibre muscolari degenerate.

Mal del lunedì di Pasqua perchè un tempo, da poco ripresa l' impegnativa attività agricola di primavera, i cavalli venivano lasciati in posta per 2 giorni consecutivi (Pasqua e Pasquetta) mantenendo però la normale razione di cibo. Al martedì, alla ripresa del lavoro,esplodeva la malattia.

Dott. P. Giongo

I fieni - 09/04/2018

In questo periodo si stanno utilizzando i fieni dell’ anno precedente in attesa del nuovo taglio (maggengo) e della sua fienagione.

Bisognerà quindi attendere agosto per poter somministrare le prime balle di fieno del 2018 e intanto…

Intanto tutti ci troviamo nelle pesti perché la produzione 2017 è stata quasi dovunque di cattiva qualità e di resa molto scarsa tanto da far schizzare alle stelle il prezzo del foraggio. Non solo, ma il prodotto che si trova sul mercato è troppo spesso di bassa qualità e i contaminanti secondari quali muffe e miceti sono invece all’ordine del giorno. Il cavallo è l’animale più sensibile ai contaminanti e la somministrazione di alimento non idoneo corrisponde puntualmente alla comparsa di patologie a carico non soltanto dell’ apparato digerente, ma anche di muscoli, cute, piede, scheletro ed addirittura di patologie a carico del sistema nervoso centrale.

Non è questa la sede per disquisire sui contenuti nutritizi di questo o di quel fieno, ma vogliamo porre l’accento non soltanto sui rischi alimentari, ma anche sulle ripercussioni a carattere generale dovute al fatto che il fieno rappresenta l’ alimento fondamentale e insostituibile per i nostri animali.

Che fare dunque?
Possiamo supplire aumentando le quantità giornaliere di mangime? Assolutamente NO perché rischieremmo di esporre l’animale a squilibri alimentari capaci di causare coliche, ipereccitabilità, ulcere, laminite ecc...

Che fare dunque?
Purtroppo non abbiamo scelta dobbiamo rassegnarci a cercare elementi costosi, ma di sicura qualità. Possono ben venirci in aiuto i preparati a base di fieni precompressi, wafer o similari che pur nei limiti del loro confezionamento e dei loro costi costituiscono l’unico sostituto qualitativo reperibile sul mercato.

Dott. P. Giongo

I vermifughi - 17/04/2018

Ormai è arrivata la primavera, la natura si risveglia ed è tempo di provvedere alla prevenzione antielmintica. Un piano preventivo annuale prevede almeno quattro somministrazioni una ogni tre mesi alternando prodotti con principi attivi diversi per non selezionare ceppi parassitari resistenti.

Non ci si può esimere però di far effettuare un esame delle feci per verificare l'effettiva condizione del cavallo.
Si possono così evidenziare e tipizzare i parassiti eventualmente presenti e attuare la terapia mirata stilata dal Veterinario di fiducia.

Ora però ATTENZIONE: somministrato il medicamento bisogna assolutamente rimuovere le feci da box e paddock allontanandole dagli animali. Molti parassiti in fatti vengono espulsi non morti, ma soltanto “tramortiti” e in ambiente esterno possono rianimarsi e diventare nuovamente infestanti.

Dott. P. Giongo

E' arrivato il caldo - 24/04/2018

Con il primo anticiclone estivo le temperature si sono innalzate a picco andando a raggiungere valori assolutamente estivi, superiori alle medie stagionali.

Tutti ne soffrono, ma i più esposti sono proprio i nostri amici cavalli che d'improvviso si trovano a passare dai rigori dell'inverno alle calure estive.

In primo piano bisogna prestare attenzione agli abbeveratoi ed in generale al rifornimento d'acqua che deve essere il più possibile pulita e fresca. Evitiamo vasche di acqua stagnante e abbeveratoi riempiti una volta al giorno e lasciati poi magari al sole a disposizione degli animali; diventerebbero così dei veri allevamenti di insetti soprattutto zanzare che andranno poi a creare i fastidi e le irritazioni tipiche del periodo estivo.

Non bisogna sottovalutare per l'animale l'importanza della presenza dell'ombra motivo per cui in tutti i paddock è necessario che ci siano zone riparate dai raggi del sole o per l'effetto di opportuna vegetazione o per l'esistenza di coperture e ripari manufatti.

Soprattutto nel primo periodo dell'estate i raggi solari sono implacabili ed il cavallo è uno degli animali più esposti al colpo di sole e di calore, patologie che purtroppo troppo spesso vengono sottovalutate e non immediatamente riconosciute in quanto possono simulare sindromi coliche con conseguenti e a volte fatali errori terapeutici.

I cavalli scuderizzati in box invece passano improvvisamente dalle coperte al sudore. I cali di condizione sono evidenti soprattutto al momento dell' attività agonistica: un'attenzione particolare va quindi rivolta al ripristino di un adeguato equilibrio elettrolitico attraverso integratori specifici e una dieta corretta.

Ultimo, ma non ultimo tipico di alcune razze generalmente a crine grigio sono gli eritemi e le patologie da fotosensibilizzazione che non vanno sottovalutate e richiedono un immediato intervento veterinario.

Dott. P. Giongo

I vaccini - 03/05/2018

Nell'ambito della prevenzione delle più importanti patologie sempre maggior rilevanza stanno assumendo i vaccini tanto da essere resi obbligatori per alcune malattie sia in campo umano che in campo veterinario.

Nella medicina del cavallo le vaccinazioni ormai routinarie sono quelle antinfluenzali e antitetanica. Queste vaccinazioni hanno valenza annuale per le normative italiane e sono praticamente indispensabili per partecipare a qualunque manifestazione ippica. Attenzione però che per partecipare alle competizioni F.E.I. Internazionali è necessario ripetere la vaccinazione antinfluenzale almeno con scadenza semestrale.

Non sono però queste le uniche vaccinazioni per il cavallo .

In Italia abbiamo a disposizione anche vaccini contro:
1) West Nile Disease anch'esso con scadenza annuale. Questa malattia originaria dell'Africa,da cui il nome, è arrivata in Europa con le migrazioni degli uccelli infetti. Viene trasmessa dalle zanzare (ospite intermedio) ai mammiferi e agli uccelli stanziali. Nel cavallo si manifesta progressivamente con dimagramento,mancata coordinazione nei movimenti,atassia,paralisi e morte nei casi più gravi.

2) Rinopolmonite, malattia sostenuta da un Herpes virus in grado nei casi più gravi di provocare aborto nelle fattrici o ancor peggio paralisi degli arti posteriori del cavallo con impossibilità addirittura dell'animale ad alzarsi da terra.

Per quello che riguarda la rinopolmonite le scadenze vaccinali possono essere molto ravvicinate tanto che nelle fattrici si consigliano spesso vaccinazioni ogni tre mesi.
In ultimo, solo in casi eccezionali, esiste anche per il cavallo un vaccino contro la rabbia, altamente consigliato e a volte imposto da ordinanze locali per tutti quei soggetti messi al pascolo in zone,quali ad esempio le aree alpine, a rischio di contagio.

Tutti i vaccini vanno sempre prescritti ed inoculati dal Medico Veterinario di fiducia che dovrà poi provvedere alla relativa certificazione da esibirsi ogni qualvolta sia necessario.
Ultima considerazione riguarda il Coggin test erroneamente da molti considerato un vaccino;esso è invece un test per determinare la presenza di una malattia tipica dell'equino chiamata anemia infettiva, mai totalmente eradicata sul territorio nazionale. Il coggin test dovrà essere effettuato da Veterinari autorizzati dalla ASL di competenza, l'analisi verrà condotta presso gli Istituti Zooprofilattici e ufficialmente certificata.

Dott. P. Giongo

I neonati - 08/05/2018

Gironzolando in questi giorni per le verdi campagne non è difficile imbattersi in paddock con giovanissimi sgambettanti puledri e mamme fattrici affettuose sorveglianti che non staccano l'attenzione neppur per un istante dal loro esuberante “ bambino”.

E' la stagione dei puledri e ben pochi animali da piccoli sanno essere così gioiosi, veloci e perchè no impertinenti come i cavalli.

Come deve comportarsi quindi un buon allevatore?
La prima preoccupazione deve essere legata allo stato di buona salute di fattrice e puledro che dipendono in primis dall'alimentazione e dalla possibilità di movimento e vita di relazione con gli altri cavalli.

L'alimentazione è centrata soprattutto sul buon fieno di prato polifita, maggengo, ben conservato e messo a disposizione degli animali in elevata quantità. Fin dalla prime settimane di vita il puledro alternerà alle gustose poppate materne i primi assaggi di fieno e di erba fresca del paddock imitando la mamma; è l'inizio di un lungo percorso che porterà alla slattazione intorno al settimo mese quando la fattrice davvero non ne potrà più di un dentato insaziabile puledro e quindi si renderà necessario il doloroso distacco mamma-figliolo.

Intanto insieme al fieno sarà opportuno somministrare anche una quota di mangime ricco anche di vitamine e sali minerali per fornire alla madre l'energia necessaria ad affiancare il puledro via via sempre più esuberante ed affamato.

Anche l'educazione è fatica:rincorrere i fuggitivi, redarguirli, castigarli, allontanarli dalle “cattive amicizie” e dai pericoli richiede una notevole dose di energia e soprattutto nel periodo estivo il caldo peggiora la situazione. Mamme sudatissime ed esauste necessitano di grandi quantità di acqua pulita e fresca e di elettroliti per compensare le perdite in sudore, ma anche per la produzione del latte.

Vita da paddock quindi a patto che non manchi un riparo non tanto dalle eventuali piogge,che ai cavalli non danno nessun fastidio, ma dagli inclementi raggi del sole e dalle turbinose folate dei venti estivi che disturbano i cavalli mettendoli a disagio ed in allarme.

Dott.P.Giongo

I mangimi - 17/05/2018

Ormai siamo in un periodo di pieno utilizzo dei nostri animali e inevitabilmente è quasi fatale che si parli di alimentazione e mangimi. Come abbiamo già detto (ndr I FIENI) l'alimento principale del nostro cavallo deve essere identificato nel fieno che se accuratamente lavorato e di buona qualità è la base per il suo benessere alimentare.

I cosidetti mangimi devono essere considerati come un'integrazione necessaria per poter svolgere al meglio le attività agonistico-sportive che si richiedono all'animale. Non sono necessari per il mantenimento in vita del cavallo, ma lo diventano quando i metabolismi vengono accelerati con aumento del consumo energetico per lavoro, sforzo muscolare e conseguente calore.

Sul mercato sono reperibili di marche, tipi e fogge diverse: pellettati, macinati,fioccati ecc.,ma importanti sono le materie prime utilizzate per la preparazione.
Storicamente al cavallo da corsa insieme al fieno si dava soltanto la biada (sinonimo di avena):i vecchi detti dell'ippodromo recitavano “....fieno di Pavia e biada di Maremma.....” In effetti la “Maremma” è la qualità più nobile dell'avena con caratteristiche nutritive superiori sia alla “biada bianca” nostrana, sia a quella “nera francese” oggi molto in voga.

Quando si parla di mangimi si intende un pool di elementi composti quindi da vari tipi di granaglie miscelate in quantità variabile ad amminoacidi, sali minerali,vitamine,preparati a base di fieno,frutti e vegetali vari trattati e conservati in maniera diversa.

Importante è la valutazione della quota proteica che non deve mai essere eccessiva in rapporto al lavoro richiesto. Mangimi con quote di proteine superiori al 15-16% sono da ritenersi normalmente inadatti;il cavallo normale andrebbe attestato su valori intorno al 12-13% massimo.

Anche il semplice eccesso di cereali,quindi di zuccheri,può essere veramente nocivo, può portare a problemi muscolo-scheletrici e nei casi più gravi è corresponsabile nella laminite.

I grassi,utili in inverno per la protezione contro il freddo sono comunque fornitori di energia nel lungo periodo,quindi indispensabili per animali sottoposti a sforzi prolungati (endurance,tracking,ecc.), ma poco utilizzati da soggetti in gare di brevissima durata (salto ostacoli ,corse al galoppo,ecc.) il discorso si potrebbe protrarre a lungo, ma da tutto ciò si evince un'unica norma valida per cavalli e cavalieri:alimentarsi si, ma con moderazione e senza eccessi.

Dott. P. Giongo

Insetti e animali nocivi - 22/05/2018

Quando si parla di predatori tutti pensano al leone,al branco di lupi,alla tigre tutti animali di media o grande taglia,mai nessuno pensa agli insetti o in genere ai piccoli animali spesso in grado di fare danni ancora più importanti che non il classico carnivoro.

In realtà già le semplici zanzare sono in grado con la loro azione diretta di creare spossatezza all'animale che non sopporta il prurito da punture alle quali spesso è addirittura allergico.
Esse sono pericolosissime anche per la loro azione indiretta quali vettori di malattie spesso ad andamento gravissimo quali West Nile Disease (WND) malattia di origine africana trasportata alle nostre latitudini dagli uccelli migratori e trasmesso dall'animale malato a quello sano,uomo compreso,proprio dalle zanzare.

Altro capitolo è quello delle zecche che oltre al fastidio portano al cavallo patologie protozoarie e batteriche di cui la più conosciuta è la piroplasmosi; malattia anche quest'ultima in grado di provocare nei casi più gravi la morte degli animali colpiti.

Ancora i diffusissimi tafani portatori del virus dell'Anemia Infettiva (quella del Coggins' test per intenderci) la quale anche se quasi sempre non letale costringe il cavallo all'isolamento e di fatto all'inutilizzo per motivi sanitari.
Discorso a parte invece per quello che riguarda vespe, calabroni, ragni, api,
scorpioni ecc. le cui punture cariche di veleno nei casi più gravi scatenano reazioni da schock anafilattico con conseguenze anche letali.

In ultimo non dimentichiamoci delle vipere: in genere il loro morso non arriva ad essere letale per il cavallo, ma può dare seri problemi con necrosi delle zone colpite, fenomeni nervosi,difficoltà alla deglutizione e alla respirazione dell'animale che di solito viene morsicato mentre pascola e quindi nella regione di labbra,naso e guance.

Dott.P.Giongo

Colpo di sole, colpo di calore - 30/06/2018

Data la grande calura e ll sole a picco di questo inizio estate è d'obbligo parlare di colpo di sole e colpo di calore.Sono due sindromi molto simili come sintomatologia e che spesso vengono confuse anche con patologie molto diverse quale la colica o la miosite da eccesso di lavoro.Il cavallo appare "spento", si muove svogliato, lento e insicuro, testa bassa per nulla reattivo.

La chiamata arriva con questa descrizione e la conclusione è sempre: "penso sia l'inizio di una colica".

Così spesso arriva il veterinario e trova il preoccupato cavaliere intento a far camminare il cavallo incitandolo con foga, magari sotto il sole cocente.

Prima cosa nel dubbio valutate la temperatura dell'animale, se troppo alta passate a tenerlo in un luogo fresco, riparato e poi procedete ad una progressiva lunga doccia fresca.

Tenetelo il più possibile in ombra, l'eccesso di luce peggiora la sintomatologia soprattutto se esiste la componente relativa al "colpo di sole" dove è l'intensità dei raggi solari la vera responsabile della patologia. Provvedete ad una abbondante disponibilità di acqua da bere, ma poche sorsate alla volta, ripetute, onde evitare il rischio di colica da acqua soprattutto se molto fresca.Tutto sempre e comunque in attesa del Veterinario che interverrà deciso seguendo i protocolli specifici.

Dott. P. Giongo

Disidratazione ed eccesso di fatica - 22/07/2018

È periodo in cui i cavalli sportivi sopportano il carico di lavoro maggiore in virtù del bel tempo, delle giornate più lunghe e soprattutto delle vacanze degli umani. Parliamo soprattutto dei cavalli da trekking, di quelli utilizzati per i viaggi o anche per le lunghe passeggiate con gli amici.

Spesso ci si ritrova ad affrontare lunghi percorsi sotto il sole, magari su terreni compatti e pianeggianti dove non è raro che si risveglino nei cavalieri libidini di galoppate e “corse” quanto mai deleterie per il benessere dei nostri cavalli i quali, il più delle volte si fanno anchesì prendere dalla foga del momento e si lasciano coinvolgere nella competizione. Passata l'esaltazione del momento, magari un po' fuori allenamento, il recupero fisico diventa difficoltoso e lungo.

La sudorazione profusa comporta una notevole perdita idrica, di sali minerali e le riserve energetiche dell'animale crollano velocemente. Il cavallo è provato, sottotono, a volte perde un pochino la coordinazione motoria e tutta l'energia che aveva alla partenza sembra essersi di colpo esaurita.

Che fare?
Innanzitutto in questi casi dobbiamo far riposare gli animali, trovare un posto tranquillo all'ombra, scendere dal cavallo e allentargli il sottopancia. Dobbiamo farlo bere presentandogli, se possibile, acqua fresca, pulita e corrente.

A questo proposito prima di utilizzare un cavallo per trekking o viaggi è utile insegnarli a bere da torrentelli e laghetti senza avere paura. Utile sarebbe anche poter dare soluzioni reidratanti (equivalente del Gatorade o simili per l'uomo) ma anche queste, se al cavallo sono sconosciute, diventano di difficile somministrazione.

Un bel praticello ombreggiato con erbetta fresca sarebbe sicuramente la pausa migliore per il nostro animale e magari anche per noi che troppo spesso distratti dal piacere della giornata arriviamo a casa la sera stravolti, bruciati dal sole, disidratati, ma... soddisfatti e felici.

Dott. P. Giongo

Terreni troppo duri - 04/08/2018

Stiamo affrontando e subendo le giornate più calde dell'anno. Ormai da tempo non cade più la pioggia; torrenti, fiumi e laghi sono in secca. I terreni per effetto dell'accentuata evaporazione perdono gran parte della loro percentuale di acqua, si spaccano, inaridiscono e il fondo diventa duro e spesso irregolare.

Anche i campi di lavoro dei nostri cavalli nei maneggi più esposti alle alte temperature, per quanto bagnati e innaffiati tutti i giorni, prendono un aspetto polveroso e compattano all'inverosimile.

E il cavallo come si comporta su queste superfici?
Se non ci sono asperità e soprattutto se non ci sono pietre sporgenti un cavallo sano non patisce questa situazione, si muove tranquillamente con movimenti sicuri proprio per la compattezza del terreno che permette lo sviluppo di velocità molto elevate.

I tendini e i legamenti non subiscono gravi lesioni da stiramento e anzi piccole lesioni precedentemente prodotte tendono a migliorare e a guarire.

Discorso assolutamente inverso invece per quanto riguarda le strutture osteoarticolari. Le lesioni da contraccolpo causate da terreni troppo duri vanno a erodere le superfici delle articolazioni del piede e dell'arto del cavallo causando infiammazioni dolorose che provocano zoppie prolungate e marcate e nei casi peggiori danni cronici refrattari a tutte le terapie.

Altro problema, soprattutto in campagna, è generato dalle pietre inglobate e nascoste nelle dure zolle del terreno sopra le quali il cavallo cammina. La compressione dello zoccolo sulla pietra causa lesioni profonde alla struttura del piede accompagnate da zoppia dolente e impossibilità di un normale uso del proprio cavallo.

Sono incidenti comuni, ma di rilevante gravità e che necessitano un intervento abbinato Veterinario-Maniscalco.

Gli ematomi prodotti devono essere accuratamente drenati e a discrezione del Veterinario all'intervento del Maniscalco verrà abbinato una copertura antibiotica ed antinfiammatoria necessaria per la guarigione del soggetto.

Dott. P. Giongo

Le tosature - 01/10/2018

L'estate è ormai definitivamente terminata, le giornate si accorciano e sono più fresche e spesso il divario di temperatura tra giorno e notte diventa davvero importante.

Proprio per effetto della diminuzione del fotoperiodo e la caduta delle temperature si assiste alla crescita improvvisa del pelo che rinfoltisce e purtroppo trattiene il sudore dei nostri cavalli sportivi prolungando il tempo necessario per la scuderizzazione post lavoro ed esponendoli al rischio di infreddature, tosse e mali di stagione.

Che facciamo dunque?
Provvediamo immediatamente alla tosatura e alla conseguente messa in uso di coperte sia pur leggere o manteniamo il cavallo in attesa di tosarlo più avanti? Se l'attività agonistica e di allenamento è in pieno svolgimento e la necessità di avere il cavallo in piena forma atletica per le ultime gare dell'anno è primaria ovviamente non si può fare a meno di procedere alla tosatura dell'animale anche se in anticipo sul periodo canonico. Dopo gli sforzi anche se sudato il cavallo potrà così essere lavato,steccato e strigliato con facilità e messo a riposo nel box in condizioni ottimali.

Se invece il soggetto viene utilizzato saltuariamente, magari da diporto e la sua attività si riduce alla classica passeggiata domenicale allora il consiglio è di procrastinare per un po' le operazioni di tosatura. Al rientro della passeggiata bisognerà prestare molta attenzione a non lasciare il cavallo affaticato e sudato in mezzo alle correnti d'aria e sarà necessario riportarlo nel box soltanto dopo che si è ben asciugato. Così eviteremo shock termici importanti allontanando il pericolo di tossi e mali di stagione sempre in agguato e fortemente penalizzanti per la salute, il benessere e l'attività del nostro amico cavallo.

Dott. P. Giongo

ESAMI DEL SANGUE 28/10/2018

Avere dei cavalli in buona salute è imperativo per chiunque svolga una qualsiasi attività con questi splendidi animali ed è necessario poter valutare nel modo più preciso possibile non soltanto lo stato di buona salute, ma anche la capacità atletica ed eventuali problemi clinici.

Uno dei sistemi ormai più usato sia in “medicina umana” che in “campo veterinario” è l'effettuazione degli esami ematochimici. Attraverso le analisi siamo in grado di valutare sia lo stato del soggetto nel suo insieme, sia le alterazioni relative ai singoli distretti.Possiamo così scoprire se ci sono deficit muscolari, accumuli di acido lattico, carenze nella funzionalità epatica e renale, valutare i livelli di proteine,calcio, fosforo, magnesio, potassio, i valori di bilirubina ecc... ecc...

Tutto questo ci consente di intervenire con grande precisione sul soggetto ottimizzando terapie, allenamento, alimentazione migliorandone così le prestazioni sportiveal fine di ottenere i migliori risultati con un semplice esame del sangue.

Un discorso a parte può essere fatto per la determinazione emocromocitometrica che evidenzia il numero degli eritrociti,dei leucociti,il contenuto di emoglobina, le piastrine ecc...

Attraverso questi valori possiamo evidenziare infezioni batteriche o virali, anemie, possibili carenze di emoglobina e quindi deficit degli scambi respiratori tutti dati di grandissimo interesse clinico e medico-sportivo ottenuti attraverso un prelievo di sangue assolutamente ben tollerato, di nessuna pericolosità ed economicamente non dispendioso.

Dott. P. Giongo

Esami delle feci e delle urine - 06/11/2018

L'esame delle feci nel cavallo rappresenta una delle vie più agili per poter identificare eventuali patologie o infestazioni parassitarie. La raccolta dei campioni è un momento importante e determinante per buon esito dei test.Le feci devono essere fresche, il meno calpestate possibile e ancora prima devono essere sicuramente quelle del soggetto da esaminare.

Sono quindi da evitare campionamenti in paddock con altri soggetti presenti al fine di evitarepossibili errori di partenza.

La conservazione dei campioni tenuti a 2-4 C° deve essere il più breve possibile perchè le analisi devono essere essere eseguite massimo entro 12 ore dalla raccolta. Nelle feci con l'esame microscopico dopo arricchimento comunemente si possono trovare uova di parassiti gastrointestinali e a volte acari, mentre per quanto concerne i parametri chimico-fisici si valutano colore, consistenza, pH, potere triptico, presenza di eventuali materiali indigeriti ecc..., ma sopratutto si determina la presenza o meno di sangue occulto spia di probabili problemi gastroenterici e ulcere gastriche.

L'esame delle urine è invece più difficile da attuare sopratutto per la difficoltà di raccolta dei campioni. Non possono essere usati farmaci ad azione diuretica perchè alterano i valori.

Nelle femmine il Veterinario può ricorrere all'uso di idonei cateteri, ma nel maschio data la lunghezza del percorso anche il cateterismo diventa molto difficoltoso e impone quantomeno la sedazione del soggetto.
I parametri fisico-chimici che si rilevano sono più o meno gli stessi degli esami delle urine umane, ma i valori nel cavallo sono molto diversi e richiedono la lettura da parte del Veterinario competente.

Anche nel caso dell'esame delle urine i campioni devono essere essere conservati a 2-4 C°e consegnati in laboratorio entro 12 ore massimo dalla raccolta. Ricordatevi inoltre di non utilizzare contenitori di recupero, ma soltanto recipienti ad hoc.

Dott. P.Giongo

Esami batteriologici

I batteri sono dei microrganismi viventi che hanno identità propria, specie diverse e costituiscono un vero mondo popoloso anche se non visibile dall'uomo ad occhio nudo.

I microbi popolano la nostra vita e ci accompagnano quotidianamente; alcuni sono addirittura compagni indispensabili per la nostra sopravvivenza, altri sono causa di malattie a volte addirittura letali. Lo studio, la tipizzazione, il riconoscimento di questi microrganismi e la conseguente ricerca degli antibiotici idonei a sconfiggere eventuali “batteri cattivi” avviene in laboratorio.

Lo studio parte da un prelievo corretto, pulito, senza possibilità di inquinamenti secondari e da un idoneo trasporto del materiale prelevato al riparo da shock fino ai locali del laboratorio.

Qui un appropriato trattamento, ad opera di personale altamente specializzato che “coltiva” i batteri eventualmente presenti nei campioni, li seleziona, li tipizza e ricerca nelle colture gli indesiderati patogeni.

Questi ultimi, dopo averli isolatili sono messi a confronto con antibiotici campione per evidenziare la sensibilità e la resistenza degli stessi ai medicinali testati. Si ottiene così un referto che dà la possibilità al Veterinario curante di utilizzare al meglio il medicinale chemioterapico idoneo sconfiggendo nel più breve tempo possibile il patogeno identificato.

Si evitano così il rischio di una cura inutile dovuta all'uso di farmaci non idonei, fenomeni di antibiotico-resistenza e soprattutto lungaggini terapeutiche con conseguente “fermo cavallo” e costi eccessivi.Procedere quindi ad una corretta analisi colturale, al contrario di quanto sembri, significa sempre anche un risparmio di tempo e di denaro oltre che ad un veloce recupero della salute del nostro amico cavallo.

Dott. P. Giongo